Quando dieci anni fa ero owner del sito strie.it avevo dedicato una sezione all’alimentazione con piante spontanee, detta anche fitoalimurgia, oggi meglio conosciuta con il nome più mainstream di foraging.
L’articolo che segue fu già pubblicato nel vecchio sito e lo ripropongo qui ora sostanzialmente immutato, tranne che per una nuova ricetta che mi sono goduta qualche giorno fa.
Chenopodium album
FARINACCIO – Chenopodium album
Nomi popolari: farinaccio, farinello, spinacio selvatico.
Il farinaccio è una di quelle piante chiamate “infestanti” che subiscono ogni anno la lotta che gli agricoltori infliggono alle “native e spontanee”. Ma è una pianta tenace i cui semi sono tra i più longevi, potendo germinare anche dopo 60 anni.
In realtà è una pianta estremamente produttiva e a noi non resta che coglierla e consumarla.
Cresce in tutta Italia e sovente ha come compagnia l’amaranto (altra pianta infestante e commestibile). La sua presenza indica un terreno fertile con buona disponibilità di fosforo e potassio.
La pianta presenta una caratteristica che la rende facilmente distinguibile dalle altre: sulla pagina inferiore delle foglie (ma nelle cime più tenere anche su quella superiore) vi è una sorta di farina biancastra (pruina) che rimane anche sulle mani se toccata.
Altra caratteristica è la forma delle foglie a piede d’oca (da cui il nome latino: chenopodium)

Il farinaccio è un parente stretto dello spinacio con il quale condivide quindi tutti gli usi: si consuma tenero e crudo in insalata; lessato con olio e limone; ripassato in padella al burro o con pancetta, aglio e formaggio; come ripieno per cannelloni e via dicendo.
Si riduce molto durante la cottura pertanto conviene raccoglierne buone quantità, ma se il tuo orto ne è infestato allora ti tornerà molto utile perché con una sola operazione ne farai due: pulire l’orto e raccogliere il chenopodio.
Il chenopodio si raccoglie giovane, tutta la piantina tranne le radici. Ma è possibile raccoglierlo anche quando è più grande prendendo la cima con le foglie più tenere.
Quando è in fiore la cima è comunque consumabile ed il fusto non indurisce come in altre piante: le infiorescenze possono essere consumate come dei broccoletti miniaturizzati.
Infine, quando va a seme, i semi possono venir trasformati in farina ed essere inseriti nella panificazione.
Proprietà: ricco di Vit. A, B e C; di minerali come calcio, potassio e ferro; di proteine e di fibra. I semi in particolare contengono lisina (aminoacido scarsamente presente nei cereali) bilanciando così, nel consumo come farina, l’apporto proteico dei cereali. È antielmintico, antiflogistico, antireumatico e lassativo (vedi Glossario erboristico).
In cucina: crudo in insalata i germogli teneri; lessato; ripassato in padella; come ripieno.
ATTENZIONE
Il chenopodio, come l’amaranto e altri ortaggi, è in grado di accumulare guandi quantità di nitrati che possono risultare tossici. Evitare di raccoglierlo se è in terreno concimato abbondantemente con azoto minarale o se cresce in prossimità di un cumulo di letame.
Quando si consuma un’erba selvatica per la prima volta è sempre bene cominciare con quantitativi molto bassi per assicurarsi di non avere allergie o incompatibilità personali con l’alimento.
Di seguito due ricette: una classica e una inventata da me.
SPINACI SELVATICI AL BURRO
Sbollentare il chenopodio in una padella con poca acqua, col coperchio a fiamma bassa per qualche minuto.
Una volta scotto scolare l’acqua in eccesso ed aggiungere burro a sufficienza. Far ripassare bene finché il burro non è sciolto e ha ben insaporito le verdure. Salare appena e grattuggiare abbondante formaggio grana o parmigiano.
Coprire per qualche minuto e servire.
PASTA AL FARINACCIO
Lessare una patata media.
Sbollentare il farinaccio in una padella con poca acqua e scolare l’eventuale acqua in eccesso.
Fare un soffritto con aglio, aggiungere il farinaccio sbollentato e far saltare per qualche minuto.
Aggiungere la patata lessa tagliata a dadini, del cumino e un po’ di peperoncino, salare q.b. e finire di saltare in padella.
Nel frattempo lessare della pasta grossa come conchiglie o rigatoni e condirla con il condimento preparato e spoverarla di grana padano o parmigiano.
Ti ricordo che se vuoi altre ricette sostenibili e legate al rapporto sacro con la Terra e la tradizione, le troverai nella categoria cucina rituale.
© 2012-2022 Micaela Balìce
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Immagini: fotografie originali dell’autrice
Bibliografia:
AAVV, Le Erbe, Fabbri Ed., 1994
CUNNINGAM SCOTT, Enciclopedia della piante magiche, Mursia, 1992
MATTIROLO ORESTE, Phytoalimurgia Pedemontana, 1918
POMINI LUIGI, Erboristeria italiana, Minerva Medica, 2000
ROSATI ADOLFO, Le più note piante spontanee di stagione, in “Vita in Campagna” 6/2005, pag. 59
JEAN VALNET, Cura delle malattie con ortaggi, frutta, cereali e argilla, Giunti, Firenze, 1987